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Come è nata l’idea...

26/6/2015

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Ritratti da Favola Story - part 2
"Come è nata l'idea..."

Fine estate 2013.
Rientrata dalle vacanze, con l’incubo di ritrovarmi immediatamente catapultata nel ritmo lavorativo abbandonato poche settimane prima…mi sono ritrovata invece a fare i conti con un’inaspettata battuta d’arresto.

Una frenata così brusca da farmi travolgere da tutti gli oggetti posizionati sul sediolino posteriore: i miei pensieri.
Si, si ho scritto proprio che “i miei pensieri” erano pari a degli oggetti.

Stranamente, infatti, nel corso dell’anno precedente i miei pensieri si erano trasformati proprio in “oggetti”, ammonticchiati chissà dove, coperti da una montagna di polvere. Una gigantesca montagna di polvere (come solo a Milano può succedere).
Non ricordavo più cosa significasse avere tempo e spazio per pensare a qualcosa, per desiderare qualcosa, per avere idee e progetti.
Ah, se non dico in premessa che la mia essenza è fatta di idee e progetti...forse fa meno effetto!

Dopo un anno brutto. Una breve vacanza per ricominciare a respirare. E l’incidente con i miei pensieri questa è stata cronologicamente la mia reazione:
Settimana 1 - confusione. Ero disorientata dai troppi pensieri e al tempo stesso annoiata dal poco lavoro
Settimana 2 - eruzione del vesuvio (sono napoletana, vulcano sarebbe stato troppo generico) . Il tappo che aveva tenuto sotto pressione tutta la valanga di creatività che mi ha sempre contraddistinto è esploso…
Settimana 3 - creatività manuale. Ho “creato” con pongo, carta, colori, stoffa, parole…
Settimana 4 - ho avuto l’idea!

Il primo passo verso Ritratti da Favola però non l’ho fatto da sola: eravamo in due. Io e il fotografo.
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Ispirati dai racconti di una mia carissima cugina, ormai da anni trasferita in Inghilterra, abbiamo deciso di realizzare dei ritratti di famiglia in vista del Natale.
Nella tradizione anglosassone – mi diceva - è normale, anche una volta all'anno, realizzare uno shooting fotografico professionale.
E lei, che ha una bellissima famiglia ed è super creativa, è entrata immediatamente nello spirito…infatti non perde occasione per far scattare nuove foto ai suoi piccoli (e ora non solo a loro!)!

Quando ci siamo preparati per il primo shooting abbiamo realizzato che non ci aveva raccontato tanto... o forse noi non le avevamo fatto abbastanza domande!!

La nostra vera priorità, sin dall'inizio, è stata una: come avremmo intrattenuto i bambini? Saremmo riusciti a rendere questa esperienza divertente anche per loro?

L’idea di una bimba (al femminile rende di più) che un giorno viene vestita bene, infiocchettata - magari svegliata prima del previsto per rispettare l’appuntamento - presa per mano e portata in uno studio fotografico, senza ovviamente essere stata interpellata prima, con l’aspettativa che faccia mega sorrisoni e le stesse facce che fa a casa...infatti ci lasciava un po’ perplessi.
Proprio per non mettere i piccoli in quella condizione ci siamo procurati l’impossibile...  
Quando alla fine del nostro primo shooting il piccolo - inizialmente timidissimo - ha detto alla sua mamma che si era proprio divertito, abbiamo capito che eravamo riusciti nel nostro intento.

Stanchi ma soddisfatti ci siamo convinti che valesse la pena di insistere.

Piccolo inciso.
Già visto il trailer di Inside out, il nuovo - geniale -  film Pixar previsto per settembre in Italia? 
Se la risposta è no... non perdere tempo, rimedia subito! :D 
Io l’ho adorato ancora prima di sapere esattamente come sarebbe stato...
Alla domanda della mamma della protagonista del film “Vi capita mai di guardare qualcuno e chiedervi ‘Che cosa gli passa per la testa?’ la mia risposta è sì, sì e ancora sì!
Ecco perché da qui in poi faremo un viaggio anche nella testa delle altre parti chiamate in causa per scoprire, attraverso le loro parole, come hanno vissuto...l’arrivo delle mie mail...le nostre prime chiacchierate...l’avvio del progetto!
Non è studiata lo giuro! Sto per scoprire anche io in questo momento i pensieri degli altri membri del team... e brrr.... confesso di avere un po’ di elettrizzante “paura”...hehe... ;)  

Nel frattempo il fotografo...

Uhm, io non sono un chiacchierone come Robin... 
Di solito preferisco far parlare le immagini al posto mio. Immagini o suoni, a dire il vero, perché fra le tante (troppe?) cose che faccio, suono anche la chitarra.
Scatto foto praticamente da sempre (la mia prima macchina fotografica l’ho avuta a 5 anni).
Nell’epoca della pellicola bisognava riflettere bene prima di premere il pulsante di scatto. Non potevi scattare tutti i giorni e ogni volta avevi a disposizione 24 o 36 foto al massimo! Più o meno, ho conservato questa mentalità anche adesso che, col digitale, potrei virtualmente scattare migliaia di foto.

Il concetto di fotografia, per me, è strettamente legato al cogliere l’attimo. 
Sono lì, appostato, in attesa che qualcosa succeda, e quasi sempre... succede!
Odio invece fare le foto con i soggetti in posa. Sono immagini finte e spesso mancano di “anima”.

Conosco Robin già da molti anni, e in passato avevamo scattato più volte insieme.
Fino a quel momento, però, i soggetti erano adulti, oppure si trattava di foto panoramiche.

Quando è capitato, la prima volta, di fare uno shooting kids, ero abbastanza preccupato del risultato: i soggetti avrebbero reagito costruttivamente?
Gli adulti possono essere guidati, ma un bambino piccolo…?
Un adulto viene a fare le foto perché lo ha deciso, ma per un bambino decide sempre qualcun altro…

Durante i primi shooting di famiglia, ho presto capito che bisognava coinvolgere i soggetti e “sparire” come fotografo, per vestire i panni del pagliaccio (talvolta) o dell’uomo invisibile!

Al contrario di quel che pensavamo, prendendo i bambini per il verso giusto, spesso erano in grado di creare situazioni molto interessanti da fotografare...ci è anche capitato che, una volta superata la timidezza iniziale, bimbi di neanche 3 anni iniziassero quasi a dirigere noi, organizzando il set con i loro giochi... non credevamo ai nostri occhi! :D

I bambini, quando sono messi a loro agio, sono miniere di espressioni tenere, divertenti,carine e buffe. 
La difficoltà maggiore è essere pronto nel momento in cui accade. 

Abbiamo iniziato a rilassarci quando ci siamo resi conto che, anche con i bimbi più chiusi ed introversi, bastava solo rispettare i loro tempi...e aspettare che ci prendessero gusto. Ed è sempre stato così!
Alla fine di ogni shooting infatti ci siamo sempre divertiti tutti: io, i bambini, i genitori (o qualche volta i nonni) che hanno partecipato, e anche Robin che mi aiuta a farli giocare e sentire a proprio agio. 

Unico effetto collaterale: ginocchia e schiena doloranti, viste le posizioni da contorsionista che devo assumere! :)
Eppure non ho pensato neanche per un attimo di tirarmi indietro. Anzi! 
to be continued...
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